Audizione RL - Mastropietro (BG)

 

Intervento del MMG, dott.ssa TULLIA MASTROPIETRO (BG) alla audizione della III Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia

Mercoledì 23 febbraio 2022

 

“Oggi ho saputo che su 36 MMG a tempo determinato assunti a gennaio in provincia di Bergamo, 24 lasciano l’incarico il 28 febbraio perché... è un lavoro troppo brutto!!!!” 

Io vorrei iniziare il mio intervento con questo messaggio, che è stato postato sul gruppo WA da un collega di Bergamo che aderisce alla protesta, perché rappresenta la drammaticità del momento che stiamo vivendo. 

Il nostro lavoro è diventato TROPPO BRUTTO, e un lavoro troppo brutto non lo vuole fare nessuno. 

Cosa è successo alla nostra professione da renderla così poco appetibile ai nostri giovani colleghi? Perché nessuno vuole più fare questo lavoro? Perché i medici provvisori fuggono da questa professione, i colleghi anticipano l'età̀ pensionistica ed altri abbandonano la convenzione, optando per altre scelte lavorative? 

Nel mese di febbraio 2022, nella provincia di Bergamo, è nato un movimento spontaneo di protesta che ha coinvolto, in pochissimo tempo, oltre la metà dei Medici di Famiglia bergamaschi, sfiniti da due anni di pandemia, nel quale epicentro si sono trovati a combattere il Covid 19, ma che li ha visti poi, successivamente, sepolti da un’enormità di burocrazia impazzita che ha, nel contempo, impedito di curare i pazienti soffocando i medici con procedure farraginose e spesso inutili. 

Mentre nel febbraio 2020 il nemico era un virus sconosciuto, che ci ha visti impegnati con sacrificio in una battaglia clinica con pochissime armi, ma dalla quale con orgoglio non ci siamo tirati indietro, in questa quarta ondata il nostro “curare” ed essere medici è stato schiacciato da procedure burocratiche che nulla avevano di clinico. I compiti amministrativi si sono sommati tra di loro, uno dopo l'altro, senza una vera logica e ci hanno impedito di continuare a svolgere il nostro compito di cura, sia ne riguardi dei pazienti affetti dal virus, che nei confronti di tutti i pazienti cronici. E proprio nei confronti dei pazienti con patologie croniche si sta cumulando un enorme debito di assistenza che si renderà̀ palesemente drammatico, con le relative conseguenze, nei prossimi anni! 

Così le ore di lavoro, similmente che nella prima ondata, non si sono contate più̀. Siamo passati dall'assistere pazienti in insufficienza respiratoria al proprio domicilio, senza strumenti o possibilità di ricovero, ad occuparci di green pass, esenzioni, certificati per il rientro scolastico, prenotazioni tamponi, aperture e chiusure quarantene. Forse i Medici di Famiglia si sarebbero potuti impiegare meglio. Forse si poteva rispettare maggiormente una professione che, negli anni, si è vista sempre più schiacciare da compiti che nulla hanno di clinico e che possono tranquillamente essere espletati da personale non sanitario. 

E invece, le oltre 12 ore giornaliere passate davanti ai terminali a gestire compiti meramente amministrativi, si sono sommate alla frustrazione di non poter più veramente “curare” i nostri assistiti. E tutto ciò̀ ha bruciato un vero capitale umano vocato all’assistenza e alla cura dei pazienti. Due anni praticamente senza ferie, senza interruzioni lavorative, senza, di fatto, la possibilità di reperire sostituti. Ed impiegati a fare un lavoro non clinico, senza indicazioni chiare, nella confusione più̀ totale e con pazienti sempre più̀ preoccupati e senza punti di riferimento! Pazienti spaventati e disorientati che, ovviamente, si rivolgevano a noi per qualsiasi dubbio burocratico, portando al collasso le nostre linee telefoniche ed impedendoci di essere, così, reperibili per i pazienti con problematiche sanitarie urgenti. 

Tutto questo ha portato al burn out di un’intera categoria professionale, che ora chiede e rivendica disperatamente la propria dignità di CURANTI. Rivendica un proprio ruolo clinico e di coordinamento dell'assistenza territoriale. Se questo non ci verrà riconosciuto, la nostra professione diventerà sempre “più brutta” e la carenza di medici di medicina generale diventerà irrimediabile, causando il collasso della medicina territoriale e lasciando, dunque, decine di migliaia di assistiti senza un punto di riferimento per la tutela della loro salute. 

 

 

 

1 commento:

  1. Ottima disamina. Rende bene la situazione in cui stiamo navigando senza salvagente ma con due "braccioli" sgonfi.

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